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La Terra Trema! Posted by on Aug 31, 2016 in News

The deadly earthquake which wreaked havoc in central Italy on the 24th of August can teach us as much about Italian culture as it can about Italy’s geophysical qualities.

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On the one hand we’ve witnessed the incredible solidarity and determination to help in any way possible which has emerged from a normally parochial and divided population.

On the other we are left asking ourselves why, in Europe’s most earthquake prone territory, an area with a long history of seismic disasters (this isn’t the first time that Amatrice has been wiped from the map), did so many people have to die beneath the rubble of buildings that simply weren’t adequately reinforced to withstand the shock waves?

This latter is a question that I encourage you to investigate for yourselves. Here’s a good place to start: “Crollati nonostante certificazioni di sicurezza”

The remains of la scuola di Amatrice, which was modified in 2012 at huge expense to withstand earthquakes. It was even listed in the earthquake emergency plan as a safe zone.

The remains of la scuola di Amatrice, which was modified in 2012 to withstand earthquakes following the disaster at l’Aquila. It was even listed in the earthquake emergency plan as a safe zone for refugees.

Let’s hope that this time Italy really can learn from its past mistakes. What’s needed is a clear vision for the future, together with the political will to bring that vision to fruition.

The vision certainly isn’t lacking, as world famous Italian architect Renzo Piano demonstrates in the following post earthquake interview. Try to read the interview in Italian and we’ll publish the full English translation on Friday.

«Siamo eredi, indegni, di un grande patrimonio che ci è stato lasciato. Indegni perché non lo proteggiamo. Non ascoltare è colpevole. Davanti a catastrofi così non si può parlare di fatalità».

Non sempre i terremoti sono prevedibili.

«La natura fa il suo corso, è indifferente alle nostre sofferenze. Ma noi abbiamo una grande forza: l’intelligenza. Parlare di fatalità è fare un torto all’intelligenza umana. La storia insegna: ci siamo sempre difesi, con ripari, fortilizi, magie. Tocca a noi, al nostro senso di responsabilità, mettere la giusta energia nella messa in sicurezza del territorio».

Dobbiamo difenderci meglio…

«Ma non l’abbiamo fatto. Dove vengono alzate le difese si limitano i danni. A Norcia, per esempio, il sisma non è stato disastroso come nei paesi vicini. Perché sono stati fatti i lavori adeguati. Dopo gli ultimi terremoti si è agito bene. Non occorre cercare il Giappone o la California per trovare esempi imitabili. Ogni volta che è stato fatto uno sforzo, c’è stato un risultato positivo».

Architetto Piano, davanti ai morti, alla disperazione dei sopravvissuti, allo smarrimento degli sfollati, allo straordinario lavoro dei soccorritori, lei dice: più che parole servono risposte. La prima?

«Non si deve allontanare la gente da dove ha vissuto. Amatrice, Pescara del Tronto, Arcuata, Accumoli, Grisciano: bisogna ricostruire tutto com’era e dov’era. Sradicare le persone dai loro luoghi è un atto crudele. Vuol dire aggiungere sofferenza alla sofferenza».

La pensa così anche il governo. E finalmente non ci sono polemiche.

«Mi fa piacere. Se cerchi un uomo c’è sempre una casa. Bisogna ricostruire tra le pietre, le soglie e la gente che la abita».

I paesi di cui parliamo sono distrutti.

«L’anima dei luoghi non si può cancellare. Chi ha subito un trauma terribile deve poter tornare a vivere dove è sempre stato. Né container né tendopoli».

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Come dovrebbe essere il cantiere della ricostruzione?

«Un cantiere leggero. Superata la prima fase, si devono prevedere abitazioni montate nella zona sismica, strutture temporanee, non definitive. Si possono fare in poco tempo case di legno, a 600 euro al metro quadrato. Come a Onna, in Abruzzo. Finita la ricostruzione si ricicla tutto: il terreno occupato poi torna a essere campo di grano o pascolo».

Ci sono precedenti?

«Quarant’anni fa per l’Unesco ho lavorato con Gianfranco Dioguardi al cantiere sperimentale per il recupero dei centri storici. L’idea base aveva a che fare con la scienza medica: usare la diagnostica per fare interventi meno invasivi possibile, come con la microchirurgia».

Sarà difficile ricostruire i luoghi com’erano prima.

«Difficile, certamente. Ma possibile».

Sarà ancora più difficile lanciare una grande opera di manutenzione per tutto il Paese.

«Bisogna cominciare. Prendiamo in carico il lascito che abbiamo ricevuto dal passato e occupiamocene seriamente».

The shard, London, designed by Renzo Piano. By © User:Colin / Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39978232

The Shard, London, designed by Renzo Piano. Photo CC by  Colin, Wikimedia Commons.

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Comments:

  1. Jackie:

    Grazie: Ci sono sempre le parole buone, le indagini, gli articoli, dopo questo tipo di tragedia in Italia. Mio insegnante sul Skype in Italia (una persona piena dell’ironia) mi ha detto che gli italiani sono molto bravi a fare le indagini dopo un evento, ma non sono bravi a prevenire le tragedie.
    Pare che ci siano stati i fondi statali per anni, per ricostruire case e proteggere la vita umana. Quei fondi sono chiamati ‘dell’emergenza’, ma non sono controllati bene a un nivello adequato, (pare che sia piu’ facile nascondere i soldi quando e per un’emergenza) .
    Mi piace molto il consiglio di Renzo Piano per la ‘microchirurgia’. Perche non creare un nuovo professionaista? Dottore Ispettore per i Lavori Effettuati usando i Fondi dell’Emergenza.
    Vi ringrazio. Ciao.

  2. Rosalind:

    Brava Jackie,
    Una bell’osservazione nel fondo e nella forma.
    Per quanto riguarda la forma, mi pare che Lei non ha più bisogno di professore d’italiano!

    Due anni fa alla scuola d’italiano a Lucca, avevamo l’abitudine nella pausa di prendere un buon caffè macchiato al caffè vicino, leggendo gli articoli dei giornali locali: Il Tirreno ecc. e ci siamo resi conto d’aver  superato una tappa importante leggendo non più testi di scuola ma testi scritti per italiani.

     Ma adesso mi ferma a potere scrivere testi circa soggetti diversi come ha fatto qui Jackie.


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