An Inspiring Italian Teacher Posted by Serena on Mar 8, 2016 in Culture, Italian Language
Oggi, 8 marzo, è la Festa della Donna e voglio dedicarlo ad una donna speciale per me. Non la mamma, che ovviamente è sempre la donna più speciale, ma una maestra. Eravamo a Bengasi dove, dopo la rivoluzione del 1969 che aveva portato al regime Gheddafi, il Console italiano aveva concesso alcune stanze del consolato per alloggiarvi la scuola elementare e media. Era un vecchio edificio a due piani con un cortile centrale, costruito dagli italiani all’inizio del ‘900.
Today, the 8th of March, is International Women’s Day and I want to dedicate it to a woman who is special to me. Not my mum, who’s obviously always the most special woman, but a teacher. We were in Benghazi where, after the 1969 revolution that had brought Gaddafi into power, the Italian Consul had given some rooms of the consulate to house the primary and middle school. It was an old two storey building with a central courtyard, built by the Italians at the beginning of the 1900’s.
Ma torniamo alla mia maestra: era la classe Quarta Elementare ed eravamo solo sei alunni: io, Tamara, Donatella, Miriam, Patrizia e Gabor, l’unico maschio della classe. La maestra si chiamava Rosalba, ed era la mamma di Donatella. Ogni giorno per noi era una scoperta ed un divertimento, studiavamo e giocavamo.
C’era sempre una lode e un piccolo premio per ciascuno di noi perché, per esempio, io avevo recitato la poesia meglio di tutti, mentre Miriam aveva scritto il pensierino migliore, Tamara aveva fatto il disegno più bello, Gabor aveva risolto per primo il problema, Donatella aveva saputo rispondere a tutte le domande di geografia, e Patrizia sapeva che l’editto dell’imperatore Costantino era del 313 d.C. (“Come la targa della macchina di Paperino” mi aveva confidato in un orecchio).
Così alla fine della mattinata tutti eravamo stati premiati, ma non mi ricordo che uno di noi sia mai stato sgridato.
But let’s go back to my teacher: it was the fourth year at primary school, and we were just six pupils: me Tamara, Donatella, Miriam, Patrizia, and Gabor, the only boy in the class. The teacher’s name was Rosalba, and she was Donatella’s mother. For us, every day was a day of discovery and fun, we would study and play.
There was always a compliment and a little a little prize for each of us because, for example, I had recited the poem better than anybody else, while Miriam had written the best short composition, Tamara had drawn the nicest picture, Gabor had solved the problem first, Donatella had answered all the Geography questions correctly, and Patrizia knew that the edict of the Roman Emperor Constantine was in 313 AD (“Like the number plate on Donald Duck’s car” she had whispered in my year).
So by the end of the morning all of us had been rewarded, but I don’t remember one of us ever being told off.
Volevamo tutti un gran bene alla maestra Rosalba, e a questo proposito, mi ricordo un episodio divertente: il povero Gabor, che era ungherese e aveva imparato benissimo l’italiano in meno di un anno, faticava però a usare correttamente i verbi essere e avere nel passato prossimo, per cui diceva sempre: “Signora Maestra, io sono finito” invece di “io ho finito”.
Un giorno Patrizia ha avuto una brillante idea: “Gabor, ogni volta che sbagli, per punizione dai uno schiaffo alla maestra”. Il povero Gabor è impallidito all’idea di far male alla maestra, e da quel giorno non ha più sbagliato.
We all loved our teacher Rosalba, and thinking of this makes me remember a funny story: poor Gabor, who was Hungarian and had learned Italian very well in less than a year, struggled, however, to use the correct verb, essere and avere, in the present perfect, so he used to say: “Miss, I am finished” instead of “I have finished”.
One day Patrizia had a brilliant idea: “Gabor, every time you say it wrong you have to slap the teacher as a punishment”. Poor Gabor turned pale at the thought of hurting the teacher, and from that day on he never made another mistake.
E poi giocavamo tanto. Siccome la scuola era all’interno del consolato, non avevamo una palestra, però le aule si trovavano al pianoterra e si affacciavano sul portico che girava intorno al cortile. Quando era l’ora di educazione fisica la maestra Rosalba ci portava fuori nel portico e lì giocavamo tutti insieme, maestra compresa.
Ovviamente non potevamo correre in giro e gridare per non disturbare le altre classi, per cui i nostri erano tutti i classici giochi antichi: saltare la corda, la campana, Madama Dorè e la Bella Lavanderina.
We also played a lot. As the school was inside the consulate, we didn’t have a gym, however the classrooms were on the ground floor and opened out onto a portico that ran all around the courtyard. When it was PE time our teacher Rosalba would take us out into the portico, and there we would play together, teacher included.
Obviously we couldn’t run around and scream or we’d disturb the other classes, therefore our games were the old traditional ones: skipping the rope, hopscotch, Madama Dorè and la Bella Lavanderina. (Find out more about Traditional Children’s Games in this post.)
Quell’anno, ogni volta che qualcuno mi chiedeva cosa volevo fare da grande, io rispondevo sicura: “la maestra!” Ma poi le esperienze scolastiche degli anni seguenti hanno distrutto questo sogno.
That year, whenever someone asked me what I wanted to be when I grew up, I replied firmly: “a teacher!” But later on my experiences of school during the following years destroyed that dream.
Grazie Maestra Rosalba!
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Comments:
Rita Kostopoulos:
Avendo letto la dedicazione alla maaestra Rosalba sono piu’ che mai convinta che essere maestro/a non e’ solamente una professione bensi’ UNA VOCAZIONE. Ho insegnato per 38 anni in una scuola pubblica del N.J.e questi sono stati gli anni piu’ belli della mia vita.La dedicazione e l’amore per gli alunni sono I requisiti per questa vocazione.
Serena:
@Rita Kostopoulos Salve Rita! Sono d’accordo, senza la vocazione e la passione la tecnicalità non basta per essere un(a) bravo/a insegnante.
Saluti da Serena
John:
Ma sicuramente, Serena, tu sei un’ottima insegnante, dopo tutto.
Serena:
@John Grazie John!
Rita Kostopoulos:
Anch’io ho avuto una maestra che e’ stata la mia stella cometa quando sono arrivata in America. Lei e’ stata una seconda mamma per me e a lei devo il successo della mia carrier.
Grazie Miss Anastasia Carroll
Lesley:
Ancora, un’altro bel racconto. Many of us are lucky to have a teacher in our early years who we remember for the rest of our life. Rosalba is one of those.
Aglaja Budec:
Un salutone a te Serena, anch’io mi ricordo di tante care maestre di quel periodo a Benghazi. Un abbraccio! 🙂
Serena:
@Aglaja Budec Aglaja, non posso crederci! Come stai, carissima? Quanti ricordi da quegli anni passati insieme a Bengasi, tu, tua sorella Tamara, e ovviamente tua mamma, la professoressa di inglese e disegno, come potrei dimenticarla?
Un abbraccio anche a te
Serena