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Quando Giocavamo Alle Signore Posted by on Mar 10, 2017 in Culture, Italian Language

Children just love to play ‘grown-ups’, imitating the many strange and mysterious things that they see adults doing. So, what did I used to get up to with my dollies when I was a little girl?

Io (a sinistra) e la mia vicina di casa con le nostre bambole a Bengasi.

Come mi piaceva giocare con le bambole da bambina! E quanti pianti ho fatto!

Ero l’unica femmina e avevo tre fratelli maschi, così spesso li scoprivo che giocavano a pallone con le teste delle mie bambole, o smembravano le mie adorate perché volevano fare i dottori: “Emergenza, emergenza! C’è un ferito che ha perso una gamba!” urlavano i miei fratelli tutti eccitati mentre staccavano una gamba o un braccio ad una delle mie bambole che avevo distrattamente lasciata in giro. Alla sera aspettavo ansiosa in cima ai gradini del garage che mio padre, il dottore delle bambole, tornasse a casa per aggiustarmi la bambola fatta a pezzi da quei mostri dei miei fratelli.

L’estate, quando ci trasferivamo nella nostra casa di vacanze a Montorio Romano vicino a Roma, le cose andavano meglio perché lì ci raggiungevano vari cugini, per cui i miei fratelli si dimenticavano di me. In compagnia dei cugini maschi, erano troppo presi a rubare la frutta dagli alberi nel terreno di fronte a casa o a cavalcare il mulo del contadino per badare a noi bambine, e finalmente io, insieme a mia cugina Anna Maria, ero libera di giocare con le mie bambole senza pericoli!

Uno dei nostri giochi preferiti era ‘giocare alle signore’: Anna Maria ed io sistemavamo le bambole vestite a festa sulle nostre seggioline impagliate intorno a un tavolino costruito da mio padre. Quindi apparecchiavamo il tavolino con il mio servizio da tè di ceramica decorato con violette, poi prendevamo un paio di biscotti e li mettevamo in un piattino. Infine ci scambiavamo dei complimenti, tipo: “Com’è buono questo tè, Signora!”

Siccome eravamo delle brave bambine ben educate, delle volte portavamo le nostre bambole alla messa. Per questa occasione mettevamo le seggioline in fila una accanto all’altra e sistemavamo dei cuscini per terra davanti a noi per inginocchiarci.

Erano ancora i tempi di prima del Concilio Vaticano II, quando le donne dovevano coprirsi il capo per entrare in chiesa. Per questo le signore usavano dei leggerissimi fazzoletti triangolari di pizzo (bianchi, beige o neri a seconda del vestito), che appoggiavano sulla testa senza legarli. Anna Maria ed io, non avendo i nostri fazzoletti di pizzo (le bambine non dovevano coprirsi la testa fino alla cresima), usavamo dei quadrati di carta igienica che mettevamo sulle nostre teste e su quelle delle bambole.

A mani giunte, tutte compunte cominciavamo a salmodiare parole inventate (la messa a quei tempi era ancora in latino), sedendoci ed alzandoci in piedi continuamente. Ad un certo punto facevamo squillare il campanaccio svizzero per le mucche che ci aveva portato lo zio Luciano da Zurigo, e ci inginocchiavamo sui cuscini. Il problema più grosso era che con tutti questi movimenti i quadrati di carta igienica volavano via, rovinando l’atmosfera.

We’ll publish a complete Translation at the beginning of next week.

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Comments:

  1. Susanna:

    Che bel ricordo! Grazie!


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