Sono Geoff – Part 1 Posted by Geoff on Feb 8, 2017 in Culture
Every now and then we get requests for biographies, to which we tend to mumble non-committal replies such as ‘okay, when we have time’. But one of you, dear readers, has been nagging us incessantly for some time now (yes, you know who you are!). And so … here it is!
In order to make this as useful as possible I’ve decide to do two things: begin by writing in English and then translating into Italian, and focus on those aspects of my life that have nurtured my fascination with language and culture.
“Thanks to Hitler”, as my mother used to say, I was born in a sleepy little village amidst the gentle rolling farmland of Suffolk, England. My mother, you see, was an East Ender who’s family was evacuated from London to Suffolk during the ‘Blitz’. Once there, they fell in love with the tranquillity and intimacy of country life, and at war’s end, decided to stay put. My mother has always had a deep love for the Suffolk countryside, hence her frequent exclamations: “thank you Hitler!”.
“Grazie a Hitler”, come diceva mia mamma, sono nato in un piccolo paese sonnolento nel mezzo della campagna gentilmente ondulata di Suffolk, Inghilterra. Mia mamma, vedete, era una East Ender, la cui famiglia era stata sfollata da Londra in Suffolk durante il ‘Blitz’. Una volta arrivati lì, si innamorarono della tranquillità e intimità della vita campestre, e, finita la guerra, decisero di restare lì. Mia mamma ha sempre avuto un affetto profondo per la campagna di Suffolk, ecco perché le sue frequenti esclamazioni: “Grazie Hitler!”.
Speaking of Adolf, I think that my first interest in foreign languages and cultures was inspired by the war films and comics which were so popular during the patriotic post-war period. Growing up in the early 60’s, we were all taught about the evil, unscrupulous ‘Jerries’, as my parents generation called the Germans. But, as is so often the case, this simply piqued my curiosity, and made me want to understand these strange ‘foreigners’ and discover what made them so different from us British.
A proposito di Adolf, penso che il mio primo interesse nelle lingue e culture straniere sia stato ispirato dai film e i fumetti di guerra che erano così popolari durante il patriotico dopoguerra. Cresciuti nei primi anni ’60, ci insegnavano dei diabolici e senza scrupoli ‘Jerries’, come chiamavano i tedeschi la generazione dei miei genitori. Ma, come succede spesso, questo ha semplicemente suscitato la mia curiosità, e mi ha fatto venire la voglia di capire questi strani ‘forestieri’ e scoprire cosa li rendeva così diversi da noi Britannici.
Hence, the first foreign words that I can remember learning were gleaned from those very films and comics: Achtung! Donner und Blitzen!, Hände hoch Schwienehund! ….. yes, fifty years later I still clearly remember those impressive German exclamations.
Pertanto, le prime parole straniere che mi rammento di aver imparato erano racimolate da quegli stessi film e fumetti: Achtung! Donner und Blitzen!, Hände hoch Schweinhund! ….. sì, cinquant’anni dopo mi ricordo ancora chiaramente quelle impressionati esclamazioni tedesche.
Later, in my early twenties, I travelled to Germany, made friends there, even had a German girlfriend (well several actually), and this was probably the first big step I took in understanding the misguided xenophobia and sense of national superiority that my own culture had tried to instil in me.
Più tardi, poco più che ventenne, sono andato in Germania, e lì ho fatto delle amicizie, ho avuto addirittura una ragazza tedesca (anzi, varie), ed è stato questo, probabilmente, il primo grande passo che ho fatto nel capire la fuorviante xenofobia e senso di superiorità nazionalista che la mia cultura aveva provato ad inculcare in me.
Contemporary with my fascination for the ‘Jerries’ was an equal romance with another ‘evil’ bunch: the ‘savage’ Native Americans portrayed by the cowboys film of my childhood. For some reason, I’ve always felt an empathy for the underdog, and even as a child, despite the distorted, overtly racist portrayal of the ‘Injuns’, I somehow perceived them as noble defenders of a profound culture, and the so called ‘hero’ cowboys as crass, arrogant invaders.
Contemporaneamente alla mia fascinazione per i ‘Jerries’ provavo un uguale romanticismo per un altro gruppo ‘diabolico’: i ‘selvaggi’ Nativi Americani ritratti dai film di cowboy della mia infanzia. Per qualche motivo, ho sempre provato un’empatia per il perdente, e anche da bambino, nonostante il distorto, apertamente razzista ritratto degli ‘Injuns’, in qualche modo li percepivo come nobili difensori di una cultura profonda, e i cosiddetti ‘eroici’ cowboy come dei grossolani, arroganti invasori.
I even dreamt one night, when I was about 9 or 10, that I met and fell in love with a beautiful Sioux Indian princess by a river in a sandy gully …
Ho addirittura sognato una notte, quando avevo 9 o 10 anni, di aver incontrato ed essermi innamorato di una bellissima principessa Indiana Sioux vicino a un fiume in un burrone sabbioso …
Sadly, the only Native American Indian words that I learned were: “White man speak with forked tongue”, which, funnily enough, didn’t help me out much in later life!
Purtroppo, le uniche parole Native Americane che ho imparato erano: “Uomo bianco parla con lingua biforcuta”, che, stranamente, non mi hanno aiutato molto nella mia vita!
Will there be a part 2 … cosa ne dite?
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Comments:
Helen Cotterell:
SCHWEINhund bitte!!!! Nicht Schwienehund.
Schweinhund e molto piu efficace!!!!!
PS love your site!
Geoff:
@Helen Cotterell Damn, I even checked it, then somehow it didn’t get corrected! We had a power outage while I was writing it, and I lost a bit of my editing work, perhaps it happened at that point.
Comunque, grazie tante per il tuo gentile commento, e, ovviamente, la correzione.
A presto, Geoff 🙂
Jackie:
Grazie Geoff per la prima parte della tua storia!
Anch’io ho cominciato ad imparare le lingue a causa del post-bellico ambentale della fuorviante xenofobia in Inghilterra, in particolare a Londra dove sono nata. Non volevo credere le cose che ha detto mio padre sui francesi e gli italiani, e ho deciso di meglio capire la gente per via della lingua. E la mia vita e’ piu’ ricca!
Geoff:
@Jackie Bravissima Jackie, questo è un discorso molto importante per il mondo di oggi, vero?
Jose:
Quite Interesting, Geoff. There should definitely be a second part!
Mike Nicolucci:
Solo un’altra sezione?;-)
Geoff:
@Mike Nicolucci almeno uno ….. 😉
Barbara:
Grazie. Non vedo l’ora per parte due!
Geoff:
@Barbara Ma lo devo scrivere, davvero!?! 😉
Ann:
More please, Geoff! So interesting to discover that you, too, were inclined to rebel against the (understandable) racial prejudices and stereotypes of your parents’ generation and side with the “underdogs”. Similar motives attracted me to the CEWC (Council for Education in World Citizenship, a school branch of the UN), with whom I stayed with a family in West Berlin, went behind the Iron Curtain to East Berlin and later to Yugoslavia – to build bridges of understanding between young people. I still correspond with penfriends from these visits. The most friendly gesture a “foreigner” can make is to (attempt to) speak the language, no?
Geoff:
@Ann Grazie per il tuo commento molto interessante Ann. Ti saluto, Geoff 🙂
CARMELO ATTARD:
Caro Geoff,
Si per carita, scrivi la seconda parte, mi aiuta ad imparare la bella lingua ed anche e’ molto interessante. Io ho emigrato da Malta ed abito in Australia. Mi dispiace che il mio Italiano non e’ perfetto. Insomma come diciamo al solito tanti kanguri!
Geoff:
@CARMELO ATTARD Sarà fatto Carmelo!
A presto, Geoff 🙂
Charles M. Madigan:
I love your Italian blogs. I am learning much about Italian. I look forward to continuing my study with you
Thanks,
Charles
Geoff:
@Charles M. Madigan Grazie Charles, a presto! 🙂
Joseph T. Madawela:
very enjoyable. I hope that you have a second part
Deborah:
Grazie anche da me. La tua storia è molto interessante e non vedo l’ora della prossima puntata. Forse è un lezione anche più importante oggi.
Geoff:
@Deborah “Forse è un lezione anche più importante oggi.”
Sono assolutamente d’accordo Deborah!
Virginia Sharkey:
Ma, naturalmente, ci dovrebbe essere parte 2; è così interessante! Grazie!
Christine:
Bravo, Bravo, Geoff!!
LOVED, LOVED THIS! There MUST be a part 2, for you have a gift and are really GOOD at this. Daverro!! Especially nice to have images…. Look at all those comments- you might have to continue with personal info just because it generates so many great comments/stories on the readers end.
Era fantastico, interessante…….sorry I had to get to the end. YOU’RE THE BEST – SERENA TOO!
paolo minotto:
“Ho addirittura sognato una notte, quando avevo 9 o 10 anni, di aver incontrato ed essermi innamorato di una bellissima principessa Indiana Sioux vicino a un fiume in un burrone sabbioso …”
Anch’io e continuo ad avere quel sogno fino ad oggi.
Mike Rose:
Can’t wait for part 2.
Mike:
Grazie Geoff per aver condiviso con noi la tua storia. Aspettiamo la prossima parte.
Sono un po’ piu’ grande di te e sono nato anch’io in Inghilterra. Nel 1955, quando avevo otto anni, la mia famiglia si e’ trasferita in Australia, grazie a Dio! E’ interessante che tra i motivi per emigrare, a parte il tempo, l’economia ed il lavoro, e’ stato il razzismo a quei tempi particolarmente verso gli aficani che mio padre ha osservato da vicino durante i suoi sei anni di servizio nell’esercito britannico durante la guerra, per lo piu’ in Africa orientale. Ha anche scritto un libro su questo argomento (che non e’ mai stato pubblicato).
Geoff:
@Mike Grazie anche a te Mike.
Questi sono discorsi molto importanti, specialmente oggigiorno con la rinascita della politica del estrema destra.
Purtroppo, mi sembra che gli esseri umani siano incapaci di imparare dal passato. Lo xenofobia è una brutta malattia umana che ci porta sempre verso i guai.
Sarebbe molto interessante leggere quel libro di tuo padre!
A presto, Geoff
Andrei:
Ciao Geoff!
è una biografia davvero poetica. Voglio dire che ho letto questa parte con grandissimo interesse. Non vedo l’ora di leggere la seconda parte.
saluti da Andrei
Geoff:
@Andrei Grazie mille Andrei 🙂